Ora più che mai

Pubblicato a Flama, num. 206,

6 marzo 1936

Joan Roig i Diggle


Per noi, che portiamo come programma sociale la dottrina sociale della Chiesa, la stessa dottrina del Divin Maestro, tutta piena d’amore, è una spina conficcata nel profondo del nostro cuore vedere come la volontà popolare ha decantato per dottrine rivoluzionarie, quelle che incoraggiano l’odio e la lotta tra gli uomini. E, lasciando da parte ogni commento politico, facciamo uno studio di ciò che questo rappresenta dal punto di vista sociale.

Se il risultato di un’elezione esprime la volontà di un popolo, dobbiamo chiederci: il popolo catalano vuole e desidera la rivoluzione? E la risposta negativa è ovvia. Per tradizione, per etica, per natura, il popolo catalano non può volere la rivoluzione. Non nego apertamente che ci siano molti rivoluzionari nel nostro paese, ma non ammetterò in alcun modo che la maggioranza dei catalani lo sia. E dal fatto che le preferenze del popolo sono state favorevoli agli uomini rivoluzionari, è sufficiente dedurre l’esistenza di un desiderio di giustizia sociale. A questo risultato arriveremo però avendo preventivamente bandito i fattori che sono intervenuti in maniera secondaria nel risultato, come sentimentalismo che la propaganda pro-amnistia suscitava nelle masse, bisogna riconoscere che in Catalogna forse un fattore importante fu il catalanismo.

Abbiamo, quindi, fatto uno studio su cosa significhi il risultato elettorale e siamo giunti alla conclusione che c’è un’aspirazione al rinnovamento della società nelle masse che, erroneamente, si sovrappongono agli stessi sentimenti religiosi. Ed ora è giunto il momento di dire che se il nostro popolo non si è schierato a favore dei difensori dell’ordine e della religione, è stato perché non ha saputo vedere in loro un programma sociale che portasse al miglioramento delle classi umili. È davvero perché non ce l’hanno? Dobbiamo ammettere che nella politica spagnola ci sono diversi partiti che potremmo chiamare socialcristiani e che hanno come programma la dottrina sociale cristiana integrale. È perché non è stato in grado di fare la giusta propaganda? Non hanno trascurato sforzi e buona volontá. Ma, nonostante questo, dobbiamo riconoscere che le masse ancora non conoscono la sociologia cristiana.

È quindi ora più che mai che hanno bisogno di saperlo. Se questo desiderio di rinnovamento e di giustizia sociale si manifesta nella parte più intima della volontà popolare, è del tutto logico che nel trovare l’unica e vera giustizia sociale, le uniche norme e leggi del progresso sociale, che possano essere pienamente portate alla praticità perchè non utopistiche, le masse aderiranno ad esse e faranno proprie queste dottrine e questi programmi. Ed è anche del tutto logico che se la dottrina sociale cattolica ha bisogno di essere conosciuta, deve essere propaganda pratica, e la migliore propaganda pratica consiste nel vedere incarnato nella realtà ciò che fino ad ora sono state solo parole. Se c’è qualcosa di buono nel socialismo, è ciò che ha appreso dalla sociologia cristiana, così che questa avrà dei punti di contatto con il socialismo. Uno dei mezzi di propaganda della nostra dottrina sociale sarà quindi quello di far capire quanto di buono ci possa essere nella propaganda sociale, nei programmi e nella legislazione che ci si aspetta da noi. Il cattivo, per se stesso, verrá scartato. E se questo fosse fatto dalle più alte sfere politiche al semplice commento in ufficio, della fabbrica o della piccola casa e della strada, costituirebbe una grande forza di attrazione verso la nostra dottrina, che farebbe sì che in modo lento, quasi inconsapevolmente, le norme sociali cristiane filtrassero nella mentalità delle masse, purificandola da ogni odio, rancore ed egoismo. E poi la gente, né consapevolmente né inconsapevolmente, darebbe i suoi riferimenti a uomini il cui l’unico ideale inizia e finisce in se stessi o nella distruzione della società.

L’ora decisiva è giunta. Davanti alla patria rossa, davanti alla patria comunista…davanti al mostro della rivoluzione, davanti all’antipatria, restiamo saldi e coraggiosi e diamo agli uomini quella pace, quella giustizia, quell’amore che cercano con tanta gioia e non sanno trovare. Dobbiamo predicare, diffondere e far conoscere la dottrina sociale della Chiesa. Guai a chi si definisce cristiano e attacca o scredita la propaganda sociale cristiana! Guai a chi, potendo praticare la dottrina sociale cristiana, non lo fa! Che se le parole del Divin Maestro: “Chi non è con me è contro di me”, suonano come una frase terribile alle orecchie di quanti, consapevoli del loro cattolicesimo, collaborano al trionfo delle forze rivoluzionarie, tanto più terribili saranno per coloro che trascurano i loro doveri sociali cristiani.

Amici Giovani Cristiani! Noi, i primi a lavorare a questa grande opera di riconquista che deve dare vita e realtá agli aneliti di queste povere masse che nel giorno non lontano dovranno tornare a Cristo!

Joan Roig i Diggle
6 marzo 1936