Sentieri di luce

Joan Roig i Diggle


Senza cadere in un panfilismo beota che di fatto sopprime le sanzioni eterne, dobbiamo credere che Cristo è il Redentore di tutti gli uomini, e che non tutti raggiungono la stessa età al riempimento della piena luce. Ma san Giovanni ci dice che Gesù Cristo è la vera luce che viene in questo mondo per illuminare tutti gli uomini, e queste parole così ripetute non avrebbero senso se tutti noi, peccatori, miscredenti e seguaci di false religioni, non ricevessimo l’influsso della luce di Cristo, per guidarli lungo sentieri misteriosi verso la conoscenza e l’amore del vero Dio.

Conosciamo tutti uomini non credenti che compiono molte opere buone e osservano persino una condotta morale che alcuni credenti negligenti potrebbero invidiare. Ebbene, ogni opera buona, frutto che è di natura in quanto divina, è naturalmente rivolta a Dio come fine ultimo dell’uomo verso la luce che deve costituire la sua felicità ultima. E se questo si vedesse già nella natura pura, possiamo ben credere che nella natura elevata – che ha visto il Figlio di Dio incorporato tra le sue membra per mettere in contatto la stirpe con Dio e trasmettergli la vita divina – questo orientamento del buon lavoro verso Dio tende ad assumere un carattere soprannaturale. Cristo, con la grazia della sua luce, ispira, aiuta, completa e orienta le buone opere del non credente, il quale, senza saperlo, viene condotto per sentieri, ora di gioia, ora di tribolazione, verso quella fede e quella sottomissione di tutto l’essere a una disciplina a lui ormai sconosciuta, forse dimenticata. Le strade di Damasco, illuminate dal bagliore interiore, sono più frequenti di quanto creda la nostra cecità.

È chiaro che l’uomo può resistere alla luce, e che molti miscredenti vi resistono per anni e anni. Tuttavia, dobbiamo rispettare i disegni divini. Dio non sempre dà la piena luce, né pone in termini crudi il problema della fede: prepara le vie molto a distanza, riservando la completa rivelazione al momento della tribolazione, che forse per alcuni non sarà fino alla tribolazione finale della morte, ma ci sembra indubbio che non manchi di raggiungere nessun miscredente… per esprimere la sua conoscenza di tutte le cose, allora si è trovato davanti al mondo come davanti a un enigma, e anche molte volte come davanti a una grande energia ostile.

Come nel mondo interiore, anche in quello esteriore l’opera di Cristo è di redenzione. L’uomo, figlio di Dio e che vive in piena pace familiare, è il fratello maggiore della Creazione materiale, e se l’armonia dell’uomo sottostante continuasse a rompersi, non ci sarebbe pace nella dimora divina del mondo, dove tutti gli esseri devono contribuire armoniosamente all’inno di gloria del padre. Forse fu per questo motivo, per darci una prima prova del dominio degli eletti sul mondo materiale, che il Redentore camminò sulle acque, e calmò le tempeste con l’impero della sua parola, e moltiplicò i pani e distese su ogni sorta di creature l’abbondante benedizione del miracolo. Quando chiamiamo Gesù Cristo redentore del mondo, esprimiamo una verità più ampia di quanto pensiamo, la cui portata non comprenderemo fino in fondo se non nella situazione definitiva dell’umanità, quando il creato, raggiunta quella libertà per la quale San Paolo lo sentì gemere, sarà nelle mani dell’uomo strumento docile e gioioso della gloria di Dio e della felicità delle creature razionali.

Joan Roig i Diggle
Articolo inedito senza data